da OTTOBRE ad APRILE – regia GIOVANNI NARDONI

da OTTOBRE ad APRILE


Enrico IV

di Luigi Pirandello

regia di Giovanni Nardoni

produzione Velia Cecchini Officine Teatrali

“Come possiamo intenderci se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e il valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro?”
(Luigi Pirandello)

L’Enrico IV fa parte delle opere, come “La vita che ti diedi” e “Vestire gli ignudi”, in cui Luigi Pirandello si concentra sulla ricerca della forma e del momento eterno. L’Enrico IV fu scritto dal nostro autore siciliano nel 1921 e messo in scena a Milano nel 1924.
Il protagonista, Enrico, è uno dei personaggi ragionatori ai quali la ragione fornisce, nella misura spietata del paradosso e lungi dall’offrire la soluzione o la consolazione del loro soffrire, la coscienza più profonda e disperata del loro dolore. Il dramma in tre atti fornisce il ritratto di un nobile del primo ‘900, che prende parte a una cavalcata in costume dove impersona l’imperatore Enrico IV di Franconia; alla messa in scena prendono parte anche Matilde Spina, donna della quale egli è innamorato, nei panni di Matilde di Canossa, ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest’ultimo disarciona Enrico IV, il quale nella caduta batte la testa e si convince di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. La follia dell’uomo viene assecondata da tutti, compresi i servitori ma, dopo dodici anni Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per godere dell’amore di Matilde. Il suo dolore, la sua rabbia si sovrappongono alla sua incapacità di rientrare nei canoni sociali, di recuperare il tempo perduto, e decide così di fingersi ancora pazzo. Il dramma si apre con la visita a sorpresa di coloro che avevano partecipato a quella famosa cavalcata in maschera. E qui il genio di Pirandello mischia le carte in tavola, ponendo al centro dell’attenzione del pubblico il teatro nel teatro e la sua funzione purificatrice: gli ospiti di Enrico saranno costretti a indossare i loro vecchi costumi e inscenare dialoghi che, in molti casi, disegnano allo spettatore un sorriso amaro sulle loro labbra.
In questo testo Pirandello, e anche il mio impianto registico, che vuole essere il più fedele possibile al suo impianto filosofico, pone come fulcro la dimensione esistenziale del protagonista, il quale, perciò, affronta la scena con una quantità di monologhi che rendono al minimo l’interazione con gli altri personaggi, come se questi fossero solo
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delle comparse di un copione scritto. Emerge così la filosofia del contrario: dunque l’umorismo.
Il punto focale del testo, e quindi della mia regia, non è nel momento in cui Enrico rende tutti partecipi della sua guarigione – perché in questo modo, per Enrico e per tutti noi, si arriverebbe ad una soluzione, tutti i pezzi del puzzle tornerebbero al loro posto – ma è nella scelta che fa il protagonista: per sfuggire alla legge, dopo aver ferito intenzionalmente Belcredi, egli sarà costretto a fingersi di nuovo pazzo, ad accettare ormai come sua, ancor più consapevolmente di prima, la maschera dell’imperatore.
Tenterò in questa mia regia, che mi vede affrontare anche il ruolo di Enrico, di evidenziare l’ambientazione oscura-oscurante del testo, dovuta alla messa in scena che viene costruita intorno al protagonista, la quale rispecchia perfettamente la condizione decadente e contraddittoria della società pirandelliana e, in fondo, anche della nostra.

Giovanni Nardoni

BIBLIOGRAFIA

N. BORSELLINO, Ritratto di Pirandello, Laterza, 1983
A. L. DE CASTRIS, Storia di Pirandello, Laterza, 1962
G. MACCHIA, Pirandello o la stanza della tortura (ed. Mondadori, 2000)

Teatro Golden


Via Taranto, 36 – 00182 Roma RM
(Metro A, fermata San Giovanni, Re di Roma)
 

Programmazione


da OTTOBRE ad APRILE

 

Info e prenotazioni


velia.cecchini.officine.teatrali@gmail.com
339 895 8123

 

Prezzi biglietti


prezzo unico € 10